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La Magia di Altaroma: 24-27 Gennaio 2019

Ogni volta è come se fosse la prima. La pelle d’oca durante le sfilate, gli occhi che brillano alla vista degli abiti…la magia della moda, la magia di Altaroma.

Tutto per me ha inizio da Malo: da un viaggio che parte dalle terre del Cashmere, fa tappa in Nepal, in Bangladesh per recepire i colorati pattern geometrici, passa per l’Estremo Oriente alla ricerca della lana di cammello e si conclude sulle Ande ad imparare i segreti delle preziose fibre di vigogna ed alpaca riservate esclusivamente agli indumenti dei Re.

Un percorso lungo e suggestivo che si traduce, al ritorno, in cashmere pregiati, cappotti avvolgenti dai tagli sartoriali, cardigan intrecciati, jacquard ricamati. Bianco, grigio e cammello si accompagnano a colori materici, intensi e speziati, per una eleganza raffinata, ricercata ed eterna.

Dal viaggio in Oriente al mito moderno di Giada Curti, dove l’istinto governa la fantasia e l’immaginazione vive in un tempo senza tempo, interiore e segreto. Una collezione da sogno, ricca di glamour, pizzi, intarsi, taffetas e seta frusciante, tacchi alti e piume, perfetta nella sua assoluta bellezza.

Altro giro, altra corsa, altro viaggio: da Euripide al Simbolismo Russo. A compierlo la donna forte e libera di Italo Marseglia, che affronta le sfide del domani, lasciandosi attraversare da ciò che la circonda senza mai negare la propria identità. Un percorso di rinascita che coinvolge in primis la materia: ogni singolo capo prende vita, infatti, dal recupero e dalla lavorazione di materiali di scarto, dando luogo ad un unico, irripetibile e coloratissimo patchwork. La collezione è una perfetta combinazione di maschile e femminile: broccati, fil coupé e jacquard si mixano a tulle e cady per costruire l’estetica di una futurista peregrina errante, al pari della regina Ecuba de “Le Troiane” di Euripide e della rappresentante del Simbolismo Russo Zinaida Nikolaevna Gippius, in una performance che vuole unire moda, letteratura, teatro e musica attraverso uno scarto temporale.

La stilista Sabrina Persechino fonde, invece, moda e geometria, divertendosi a giocare con il rigore “scomposto” del dinamismo: attraverso tagli, pieghe, laserature e pelli si ottengono movimenti ed evoluzioni che danno vita ad abiti fluidi e sinuosi, dai colori neutri ma incisivi come il verde oliva, il bianco, il nude, il rosa ed il nero.

Prima di concludere la mia esperienza ad Altaroma, ho fatto tappa in India ed in Kuwait, passando per Napoli. L’“International Couture Fashion Show” ha visto infatti sfilare dapprima le creazioni del giovane designer di New Delhi Kartikeya, un mix di romanticismo gotico e Barocco, per poi passare alle “Abayas” personalizzate dalla stilista kuwaitiana Tahani Al-Otaibi, che ha saputo trasformarle da semplici soprabiti in capi lussuosi, eleganti, chic ed alla moda, adatti a qualsiasi occasione.

Un tocco di italianità con l’Atelier Partenopeo di Daniela Danesi, che ha portato in passerella gli Anni ’50 e ’60 sino ad arrivare ai nostri giorni: un viaggio nel tempo in cui le stampe si evolvono divenendo via via più aggressive, geometriche e colorate, mantenendo però come punti fermi l’eleganza e la fantasia floreale.

Last but not least, la “Private Collection” del designer kuwaitiano Thaher Baqer, ispirata al mondo del cristallo e all’atmosfera degli Anni ’20 in cui le donne, protagoniste della scena, indossavano abiti principeschi, un vero e proprio spettacolo di lusso e glamour.

Arrivederci a Luglio, Altaroma!

Il mondo dei profumi, delle candele e della Collezione Home di Louis Vuitton

Davvero meraviglioso il viaggio nell’universo dei profumi, delle candele e della collezione “Home” di Louis Vuitton! 

Tutto ha avuto inizio una mattina di due giorni fa… 

Mi sono recata nella Boutique di Piazza San Lorenzo in Lucina e da lì sono poi “partita” alla scoperta delle fragranze della Maison, nove femminili e sei maschili, tutte firmate dal celebre Maître Parfumeur Jacques Cavallier Belletrud, che per realizzarle ha girato il mondo per ben quattro anni. Un’impresa, quella di riuscire a mescolare in modo esemplare ingredienti provenienti da paesi distanti tra loro geograficamente e culturalmente, che solo un uomo di grande esperienza avrebbe potuto portare brillantemente a termine. 

I miei preferiti? Tra le fragranze femminili spicca la “Rose Des Vents”, guida olfattiva, come la Rosa dei Venti per i marinai. Essa é frutto della combinazione delle rose Centifolia, Turca e Bulgara, di iris italiano e cedro della Virginia: mix che dá vita ad un’essenza elegante e maestosa. 

Di particolare impatto, anche emotivo, “Le Jour Se Lève”, con frizzanti note di mandarino (omaggio alla Sicilia, luogo di infanzia del Maître Parfumeur), gelsomino Sambac e ribes nero, per donare la stessa energia e lo stesso ottimismo della brezza mattutina.  

Tra i profumi maschili, “Sur La Route”, una mescolanza di cedro e bergamotto a cui si aggiungono pepe, noce moscata, muschio bianco e balsamo peruviano. Una fragranza fresca come una spruzzata d’acqua sulle guance, ispirata al vento sulla pelle durante un viaggio in moto. 

E che dire di “Ombre Nomade”? Pensato per gli amanti delle essenze rare, questa fragranza combina benzoino e lampone al Legno di Oud, o “Legno degli Dei”, il leggendario profumo delle “Mille e una notte”. Si tratta di uno degli odori più ancestrali e tipici del Medio Oriente, tant’è che in quelle zone il profumo è andato subito Sold Out! 

È proprio vero che il viaggio non è destinazione ma sensazione. Respirare i profumi della Maison è stato come ripercorrere con il Maître Parfumeur quei quattro lunghi anni in giro per il mondo. Mi sono immaginata su un aereo, magari con una delle slipper della Collezione “Home”, diretta verso questo o quell’altro luogo. Per poi fare ritorno a casa e rilassarmi accendendo una delle quattro candele ispirate alle stagioni: “Dehors il Neige”, la mia preferita, che ricorda la magia delle prime nevicate, di aghi di pino e spezie.

ALTAROMA BY NIGHT—>from 27th June to 1st July 2018

Bonsoire, Altaroma!

E benvenuta ad “Optical”, la Collezione Autunno-Inverno 2018/2019 presentata da Sabrina Persechino il 27 Giugno scorso nella prestigiosa cornice del Palazzo delle Esposizioni: un’arte astratta, grafica, basata su una rigorosa definizione del metodo operativo che in movimento provoca illusioni ottiche. “Pizzi contemporanei” sono ricamati seguendo linee parallele per i bianchi ed i verdi in cachemire e faillee, a raggiera per i rossi ed i corallo in tasmania e cachemire; spezzate geometriche con riferimenti ellenici caratterizzano invece i neri in crepe di seta. Ad accompagnare i colori elencati, outfit curcuma con stampe in arancio e tortora. Capi dunque rigorosamente lineari e geometrici, come sempre di forte impronta architettonica, ma di estrema eleganza e sensualità.

La sfilata di Sabrina Persechino non è bastata, però, a soddisfare il mio smisurato bisogno di moda, così la sera seguente mi sono recata presso gli Studi di Cinecittà (sede scelta per la prima volta da Altaroma per ospitare l’edizione di Luglio) e, udite udite, mi sono “innamorata”! Non di un ragazzo naturalmente (quello ce l’ho già e mi basta) ma della Collezione di Sylvio Giardina che, non a caso, si chiama proprio “Lovers”.

Il desiderio di apparire unici agli occhi dell’amato aggiunge ulteriore fascino alle creazioni grande soirée. Per la nuova stagione la Maison ha realizzato abiti dalle forme fluttuanti e geometriche rimanendo sempre fedele al classico. Le superfici dei tessuti – taffetà, chiffon, organza tripla, duchesse e tulle – si animano grazie a plissé, rouches e fiocchi decorativi mentre a conferire rilievo tridimensionale alla silhouette intervengono volant, drappeggi ed una cura maniacale per proporzioni e tagli.

In passerella il connubio basilare di bianco e nero viene completato ora dalle tonalità intense del verde petrolio e lilla, ora da quelle tenui dei colori pastello, fino ad arrivare all’abito da sposa finale, omaggio alle sfilate emblematiche della grande couture novecentesca.

Non potevo non rimanere per il “Tribute to Renato Balestra”: settanta abiti dell’archivio storico della Maison, dal primo modello in quel blu che sarebbe poi diventato il celeberrimo “Blu Balestra” fino ad un abito da gran sera dedicato alla Capitale, città che ben cinquantasette anni fa adottò il celebre stilista triestino. La sfilata si è tenuta tra le colonne dei templi dello scenario dell’Antica Roma, dove sono stati girati veri e propri kolossal della cinematografia mondiale (chi non ricorda “Cleopatra”, “Ben Hur” o “The Passion”di Mel Gibson?). Il tutto reso ancora più suggestivo da un inaspettato colpo di scena: l’arrivo della pioggia, inizialmente debole fino a trasformarsi in un vero e proprio diluvio…un effetto speciale degno dei migliori film! Ovviamente, il rischio di un’eventuale influenza è stato prontamente scongiurato dall’assunzione tempestiva di un bel “Tachifludec” prima di dormire;)

Da un decano della Moda Italiana ad uno dei nomi più autorevoli dell’Haute Couture Libanese: Robert Abi Nader. La sua “Mimo” è stata presentata nella prestigiosa Biblioteca Casanatense Venerdì 29 Giugno: quarantacinque abiti (lunghi, corti e jumpsuits), nei colori rosa acceso, bianco puro, avorio, aqua blue, rouge, nero ed oro. Una collezione coerente ed armoniosa, ideata per sorprendere ed affascinare, proprio come la donna ideale di Robert.

Momento clou della sfilata il gran finale, con l’abito da sposa reale ed il suo strascico a dir poco “immenso” (ben 8 metri!).

Prima di salutare questa edizione di Altaroma, ho voluto fare un salto in Indonesia…

L’Ambasciata Indonesiana in Italia ha, infatti, aperto le porte della sua Residenza all’evento “Summer Fashion-Appunti di Couture” a cura dell’Accademia Koefia, con la quale già da tempo è impegnata in uno scambio creativo e culturale dedicato all’Alta Formazione. Così, tra un sorso di thè ed un assaggio di Nasi Goreng (il riso fritto, piatto tipico della cucina Indonesiana), ho potuto ammirare i trentasei outfit realizzati dagli studenti del 2^ e 3^ anno, frutto della reinterpretazione dei tre capisaldi dell’abbigliamento (pantaloni, bustier e camicia) e caratterizzati da un grande utilizzo di lavorazioni e ricami. Il risultato? Una collezione spiritosa e spensierata, ricca di stile ed eleganza moderna.

Au revoir, Altaroma!

Tutte pazze per il pizzo!

Trattasi di tessuto la cui origine risale a tempi molto antichi. 

Si vocifera, addirittura, che sia nato intorno al settimo secolo per decorare gli altari nelle cerimonie religiose.

Da allora ne ha fatta di strada, giungendo dapprima nelle case delle nobildonne veneziane, nel XV secolo, e, poi, a calcare le passerelle di tutto il mondo, contraddistinguendosi per la sua allure romantica ed audace al tempo stesso.

D’altra parte, tutto con la moda, in virtù della sua notoria ciclicità, rivive una nuova gioventù.

Ed il pizzo, grazie alla versatilità che lo connota, si presta a varie interpretazioni e reinterpretazioni nel tempo. 

È, difatti, adatto sia alle grandi occasioni sia alla vita quotidiana, soprattutto in primavera ed in estate – non a caso si conferma, anche quest’anno, come uno dei trend di stagione – quando si avverte maggiormente l’esigenza di leggerezza e freschezza, meglio se con un pizzico di bon-ton. 

E, allora, è proprio il caso di dirlo…tutte pazze per il pizzo!

Borse? Sí, ma in versione MAXI!

“La borsa di una donna pesa come se ci fosse la sua vita dentro.”: mai frase fu più azzeccata (grazie, Noemi)! Per chi come me è abituata, infatti, a portare di tutto e di più all’interno del celebre ed immancabile accessorio femminile, ecco in arrivo una fantastica notizia: questa Primavera/Estate 2018 le borse “lieviteranno” fino a diventare MAXI. Esagerate, quasi fossero valigie, si prestano a stare bene con qualsiasi look. 

Dite pure addio alle mani impegnate da chiavi, cellulare, portafoglio e gingilli vari, lasciati sapientemente e giocoforza fuori dalle pochette onde evitare l’effetto “esplosione imminente”…

Con le maxi borse potrete portare tutto quello che vorrete e farvi notare anche ad un chilometro di distanza;)

Marsupio? Yesss!

So che molte di voi inorridiranno alla sola idea ma dovete rassegnarvi: il marsupio sarà la borsa must have della Primavera-Estate 2018! Lo abbiamo già visto rinascere e calcare le passerelle, tuttavia, sará proprio questo l’anno della sua consacrazione definitiva. In tessuto per la versione sporty oppure in pelle per quella più chic. Un accessorio comodo e pratico in grado di sdrammatizzare anche il look più rigoroso, rendendolo estremamente fashion ed attuale.

Non vi resta che arrendervi…mani in alto dunque, ché tanto il marsupio si porta a tracolla, a spalla, in vita come una cintura o addirittura dietro la schiena;)

Fendi Studios

Vi piacerebbe rivivere alcune delle scene più famose della storia del cinema, immersi tra le pellicce, gli abiti e le borse utilizzati per l’occasione? È quello che Domenica scorsa è accaduto a me alla mostra “Fendi Studios” (la famosa Maison da sempre realizza capi ed accessori per pellicole italiane e straniere): un’esperienza digitale interattiva davvero unica!
Una biglietteria vintage mi ha accolta, conducendomi al primo set, “Easy Riders”, ispirato a celebri scene con automobili come in “Evita”, “Mai dire mai”, “Femme Fatale” e “Grand Budapest Hotel”. Ad attendermi una cabriolet rossa, su cui si può salire e che grazie ad un videoproiettore consente di entrare nei paesaggi dei film.
Dopo un breve ma intenso giro in macchina sono entrata nella “Room With a View”, dove un gioco di specchi, telecamere e monitor mi ha letteralmente teletrasportata all’interno di un edificio newyorkese, sul set de “Il Diavolo veste Prada” e de “L’età dell’innocenza”.
È stata poi la volta dell’”Infinity Room”, un corridoio di specchi (quello che l’anno scorso ospitava Furry Monsters, Abcharms e Karlito, vi ricordate?) con le immagini di “The Royal Tenenbaum”. Inutile dirlo, un bel selfie era d’obbligo.
Nel caso in cui una Michaela non fosse bastata, sono finita su un set in cui, attraverso una serie di effetti speciali, ho visto riprodotto il mio volto migliaia di volte all’interno del modello in scala del Palazzo della Civiltà Italiana!
Il mio giro si è concluso nel Fendi Cinema: una saletta vintage con poltroncine di velluto rosso dove è possibile riguardare i film scelti dalla Maison per raccontare il suo legame storico con la settima arte: vi dicono qualcosa “La leggenda del pianista sull’oceano”, “C’era una volta in America”, “L’età dell’innocenza”, “E la nave va”, “Evita” e “Il Diavolo veste Prada”?
Shhh, lo spettacolo sta per iniziare…

1, 2, 3…Altaroma! Ultimo giorno

Quarto ed ultimo round.
Sul ring modaiolo sale dapprima la donna romantica e dinamica di Marianna Cimini. Traendo spunto da “La Femme à l’ombrelle” di Monet, che ritrae una ragazza morbida ed angelica in un giardino fiorito, la stilista ha immaginato una femminilità consapevole ed energica in grado di superare i limiti dell’opera stessa.
Maxi-cappotti e crop top in ecopelliccia stampata sono la nuova tela su cui le ombre del dipinto si scompongono in macro pixel di colore. Gonne pencil, peacoat in doppia crêpe di lana e completi dal taglio maschile prendono forma dalle tonalità verdi e marrone. Il grigio metallico delle nuvole di Monet e le rapide pennellate di luce si traducono in bagliori di macro-paillettes su abiti boxy e top. Un fiore sfugge alla tela ed accompagna il racconto in stampe macro rosse e nere, con una nuova verve energica e sensuale.
Una donna reale e contemporanea dunque, affascinata dalla sfida di andare oltre il dipinto e riscrivere la propria storia.
Dalla Francia al Portogallo. In passerella anche le creazioni di Portugal Fashion: capi ispirati alla cultura moderna, con silhouette sportive e sovrapposizioni di tessuto; pezzi classici reinterpretati per raggiungere una perfezione visuale.
Ed infine, un salto in Messico con Taller Marmo in onore dell’icona del cinema Maria Felix. La sua forte personalità e la passione per l’Animalia (che l’hanno portata a commissionare serpenti e coccodrilli in oro e diamanti al suo grande amico Monsieur Cartier) sono stati il ​​punto di partenza della collezione: via libera quindi a tessuti jacquard e fil coupé dai motivi animalier. I colori variano dai classici bianco e nero al viola e al dorato, il preferito della Felix. I tagli rilassati, segno distintivo del brand, si mixano con gonne a tubino, spacchi alti ed abiti second skin in lurex.
Un invito per la donna a giocare con la moda.
Adiós y hasta pronto, Altaroma!

1, 2, 3…Altaroma! Il mio terzo giorno

“Vogliamo anche le rose!”.
Il Sabato mattina di Altaroma si è aperto con questo slogan, titolo della collezione di Marco Rambaldi dalla duplice anima: una ludica e leggera, che si esprime con colori ed immagini femminili, una invece più impegnata e rivoluzionaria, che attraverso l’estetica lancia messaggi e promuove profonde istanze di cambiamento.

Nell’immaginario dello stilista qualsiasi donna (dalla più giovane alla più matura) deve cessare di essere oggetto e rendersi artefice del proprio destino. Il corpo diviene strumento ludico ed appagamento estetico che non ha paura di essere mostrato. La liberazione sessuale dei primi anni Settanta è difatti nucleo narrativo e referenza estetica della Collezione: immagini di copertine sbiadite, frammenti di poster e fotogrammi ritagliati in sala montaggio si trasformano in pattern di stampa astratta.

Gli elementi di contrasto che segnano le istanze di cambiamento si traducono in dettagli ed accostamenti tra denim tecnico e passamaneria in crochet, tra linee essenziali e patchwork iper- decorativi. Tailleur gessati dal taglio sartoriale e vestiti bon ton in jacquard si alternano ad overcoat in vinile e pelliccia finta ed a spolverini in cirè. La maglieria è arricchita con i cuori arcobaleno simbolo del brand e con i ritratti multicolor delle dive dell’epoca, icone del femminismo.
Da un giovane talentuoso agli allievi promettenti dell’Accademia Costume e Moda, che hanno presentato per la prima volta le loro collezioni davanti ad una giuria di esperti.
Prima di far rientro a casa, mi sono addentrata nell’”Eden” imperfetto di Davide Grillo che ripercorre le epoche dalla cinquecentesca Caterina De Medici, con i suoi floreali perfetti, allo stile punk degli anni ’80.
Figure angeliche dai delicati colori dell’arcobaleno perdono le loro maestose ali e rimangono trattenute a terra, divenendo più umane.
Raggi di luce illuminano il giardino con colori vivaci quali il giallo sole o l’oro metallizzato. Sfumature di rose rosse si intrecciano con pelli di serpente rubino, portando le donne al loro “momento Afrodite”.
Nessun mondo è perfetto ma, d’altra parte, non è proprio in questo che risiede la sua bellezza?

1, 2, 3…Altaroma! Il mio secondo giorno

Altaroma, secondo giorno.
Ad aprire le danze Soocha con i suoi “Atti Umani/Human Acts” che richiamano i tumultuosi anni ‘80 della Corea del Sud, gli anni della faticosa riconquista della libertà. La collezione è dunque un inno alla speranza, alla rinascita ed è rivolta ad una donna contemporary, che non smette di riflettere sul mondo circostante. Lane classiche dai pesi leggeri e twill di cotone incontrano organza, seta, tessuti imbottiti, stampe a fiori o patchwork (elemento, quest’ultimo, tipico dell’abbigliamento coreano dell’epoca). I look vedono l’alternanza di maschile e femminile: giubbotti militari si mixano a vestiti in raso, capi in lana classica maschili vengono dotati di balze, la camiceria da uomo è arricchita con particolari femminili.
Di moti civili parla anche la collezione di Miahatami, “Revolutionary Road”, un viaggio attraverso la “Rivoluzione Bianca” iraniana che mirava attraverso una serie di riforme a modernizzare la società persiana e a trasformare il paese in una potenza industriale. Protagonisti il mondo militare e la popolazione locale: i capi tradizionali dei contadini si mescolano a giacche rubate al guardaroba maschile. Le numerose applicazioni gioiello, riecheggianti quelle tradizionali delle contadine iraniane, vengono applicate agli abiti come se fossero delle medaglie militari. Panni rigidi e militari si combinano a tessuti morbidi dalle preziose stampe per un risultato più armonico e femminile.
Una collezione di meraviglie, che profuma di storia iraniana.
Torna in passerella anche Moi Multiple: “Animali Fantastici” è la sintesi materica di una visione colorata ed ottimista in cui la mente vivace compone chimere allegre, svuotate del loro significato oscuro. I tessuti sono mossi e vivaci come i sogni d’infanzia. Un’estetica di gioia capace di rendere esclusivi anche i capi più comuni: lusso quotidiano in colori tiffany, arancio, rosa, ruggine, bordeaux, ottanio con immancabili tocchi di cipria e nero.
Motivi geometrici ad ispirazione decó: narrazione astratta di jaquard mossi ma anche graffiti, elementi figurativi e spessori ad effetto tridimensionale.
Linee slim ed avvitate per un sogno ad occhi aperti dove la mente, un tempo confusa, ritrova finalmente la luce.
E di luce propria brillano gli abiti di Sabrina Persechino che ripercorrono la “Via dell’Ambra”, luogo di estrazione della pietra che gli Antichi Greci chiamavano “Elektron” (“il luminoso”), considerandola la “sostanza del sole”.
Ai suoi colori, che variano dal giallo al rossiccio al bruno fino ad arrivare al verde, si ispirano i vestiti dalle forme lineari e geometriche ma di estrema eleganza e sensualità. Immancabili il bianco ed il nero.
Sempre presenti, tra gli outfit da giorno, i capispalla, che”vestono da soli”, e le tute, oltre ad abiti da cocktail e da grande soirée.
Con questa collezione a dir poco divina, illustrata con un meraviglioso e moderno accompagnamento di violino, si è concluso il mio secondo giorno di Altaroma.

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