So che molte di voi inorridiranno alla sola idea ma dovete rassegnarvi: il marsupio sarà la borsa must have della Primavera-Estate 2018! Lo abbiamo già visto rinascere e calcare le passerelle, tuttavia, sarà proprio questo l’anno della sua consacrazione definitiva. In tessuto per la versione sporty oppure in pelle per quella più chic. Un accessorio comodo e pratico in grado di sdrammatizzare anche il look più rigoroso, rendendolo estremamente fashion ed attuale. Io ad esempio ho optato per il modello in nylon e pelle di Prada, abbinandolo a gonna midi, pull over e tronchetti.
Non vi resta che arrendervi…mani in alto dunque, ché tanto il marsupio si porta a tracolla, a spalla, in vita come una cintura o addirittura dietro la schiena;)
Vi piacerebbe rivivere alcune delle scene più famose della storia del cinema, immersi tra le pellicce, gli abiti e le borse utilizzati per l’occasione? È quello che Domenica scorsa è accaduto a me alla mostra “Fendi Studios” (la famosa Maison da sempre realizza capi ed accessori per pellicole italiane e straniere): un’esperienza digitale interattiva davvero unica!
Una biglietteria vintage mi ha accolta, conducendomi al primo set, “Easy Riders”, ispirato a celebri scene con automobili come in “Evita”, “Mai dire mai”, “Femme Fatale” e “Grand Budapest Hotel”. Ad attendermi una cabriolet rossa, su cui si può salire e che grazie ad un videoproiettore consente di entrare nei paesaggi dei film.
Dopo un breve ma intenso giro in macchina sono entrata nella “Room With a View”, dove un gioco di specchi, telecamere e monitor mi ha letteralmente teletrasportata all’interno di un edificio newyorkese, sul set de “Il Diavolo veste Prada” e de “L’età dell’innocenza”.
È stata poi la volta dell’”Infinity Room”, un corridoio di specchi (quello che l’anno scorso ospitava Furry Monsters, Abcharms e Karlito, vi ricordate?) con le immagini di “The Royal Tenenbaum”. Inutile dirlo, un bel selfie era d’obbligo.
Nel caso in cui una Michaela non fosse bastata, sono finita su un set in cui, attraverso una serie di effetti speciali, ho visto riprodotto il mio volto migliaia di volte all’interno del modello in scala del Palazzo della Civiltà Italiana!
Il mio giro si è concluso nel Fendi Cinema: una saletta vintage con poltroncine di velluto rosso dove è possibile riguardare i film scelti dalla Maison per raccontare il suo legame storico con la settima arte: vi dicono qualcosa “La leggenda del pianista sull’oceano”, “C’era una volta in America”, “L’età dell’innocenza”, “E la nave va”, “Evita” e “Il Diavolo veste Prada”?
Shhh, lo spettacolo sta per iniziare…
Quarto ed ultimo round.
Sul ring modaiolo sale dapprima la donna romantica e dinamica di Marianna Cimini. Traendo spunto da “La Femme à l’ombrelle” di Monet, che ritrae una ragazza morbida ed angelica in un giardino fiorito, la stilista ha immaginato una femminilità consapevole ed energica in grado di superare i limiti dell’opera stessa.
Maxi-cappotti e crop top in ecopelliccia stampata sono la nuova tela su cui le ombre del dipinto si scompongono in macro pixel di colore. Gonne pencil, peacoat in doppia crêpe di lana e completi dal taglio maschile prendono forma dalle tonalità verdi e marrone. Il grigio metallico delle nuvole di Monet e le rapide pennellate di luce si traducono in bagliori di macro-paillettes su abiti boxy e top. Un fiore sfugge alla tela ed accompagna il racconto in stampe macro rosse e nere, con una nuova verve energica e sensuale.
Una donna reale e contemporanea dunque, affascinata dalla sfida di andare oltre il dipinto e riscrivere la propria storia.
Dalla Francia al Portogallo. In passerella anche le creazioni di Portugal Fashion: capi ispirati alla cultura moderna, con silhouette sportive e sovrapposizioni di tessuto; pezzi classici reinterpretati per raggiungere una perfezione visuale.
Ed infine, un salto in Messico con Taller Marmo in onore dell’icona del cinema Maria Felix. La sua forte personalità e la passione per l’Animalia (che l’hanno portata a commissionare serpenti e coccodrilli in oro e diamanti al suo grande amico Monsieur Cartier) sono stati il punto di partenza della collezione: via libera quindi a tessuti jacquard e fil coupé dai motivi animalier. I colori variano dai classici bianco e nero al viola e al dorato, il preferito della Felix. I tagli rilassati, segno distintivo del brand, si mixano con gonne a tubino, spacchi alti ed abiti second skin in lurex.
Un invito per la donna a giocare con la moda.
Adiós y hasta pronto, Altaroma!
“Vogliamo anche le rose!”.
Il Sabato mattina di Altaroma si è aperto con questo slogan, titolo della collezione di Marco Rambaldi dalla duplice anima: una ludica e leggera, che si esprime con colori ed immagini femminili, una invece più impegnata e rivoluzionaria, che attraverso l’estetica lancia messaggi e promuove profonde istanze di cambiamento.
Nell’immaginario dello stilista qualsiasi donna (dalla più giovane alla più matura) deve cessare di essere oggetto e rendersi artefice del proprio destino. Il corpo diviene strumento ludico ed appagamento estetico che non ha paura di essere mostrato. La liberazione sessuale dei primi anni Settanta è difatti nucleo narrativo e referenza estetica della Collezione: immagini di copertine sbiadite, frammenti di poster e fotogrammi ritagliati in sala montaggio si trasformano in pattern di stampa astratta.
Gli elementi di contrasto che segnano le istanze di cambiamento si traducono in dettagli ed accostamenti tra denim tecnico e passamaneria in crochet, tra linee essenziali e patchwork iper- decorativi. Tailleur gessati dal taglio sartoriale e vestiti bon ton in jacquard si alternano ad overcoat in vinile e pelliccia finta ed a spolverini in cirè. La maglieria è arricchita con i cuori arcobaleno simbolo del brand e con i ritratti multicolor delle dive dell’epoca, icone del femminismo.
Da un giovane talentuoso agli allievi promettenti dell’Accademia Costume e Moda, che hanno presentato per la prima volta le loro collezioni davanti ad una giuria di esperti.
Prima di far rientro a casa, mi sono addentrata nell’”Eden” imperfetto di Davide Grillo che ripercorre le epoche dalla cinquecentesca Caterina De Medici, con i suoi floreali perfetti, allo stile punk degli anni ’80.
Figure angeliche dai delicati colori dell’arcobaleno perdono le loro maestose ali e rimangono trattenute a terra, divenendo più umane.
Raggi di luce illuminano il giardino con colori vivaci quali il giallo sole o l’oro metallizzato. Sfumature di rose rosse si intrecciano con pelli di serpente rubino, portando le donne al loro “momento Afrodite”.
Nessun mondo è perfetto ma, d’altra parte, non è proprio in questo che risiede la sua bellezza?
Altaroma, secondo giorno.
Ad aprire le danze Soocha con i suoi “Atti Umani/Human Acts” che richiamano i tumultuosi anni ‘80 della Corea del Sud, gli anni della faticosa riconquista della libertà. La collezione è dunque un inno alla speranza, alla rinascita ed è rivolta ad una donna contemporary, che non smette di riflettere sul mondo circostante. Lane classiche dai pesi leggeri e twill di cotone incontrano organza, seta, tessuti imbottiti, stampe a fiori o patchwork (elemento, quest’ultimo, tipico dell’abbigliamento coreano dell’epoca). I look vedono l’alternanza di maschile e femminile: giubbotti militari si mixano a vestiti in raso, capi in lana classica maschili vengono dotati di balze, la camiceria da uomo è arricchita con particolari femminili.
Di moti civili parla anche la collezione di Miahatami, “Revolutionary Road”, un viaggio attraverso la “Rivoluzione Bianca” iraniana che mirava attraverso una serie di riforme a modernizzare la società persiana e a trasformare il paese in una potenza industriale. Protagonisti il mondo militare e la popolazione locale: i capi tradizionali dei contadini si mescolano a giacche rubate al guardaroba maschile. Le numerose applicazioni gioiello, riecheggianti quelle tradizionali delle contadine iraniane, vengono applicate agli abiti come se fossero delle medaglie militari. Panni rigidi e militari si combinano a tessuti morbidi dalle preziose stampe per un risultato più armonico e femminile.
Una collezione di meraviglie, che profuma di storia iraniana.
Torna in passerella anche Moi Multiple: “Animali Fantastici” è la sintesi materica di una visione colorata ed ottimista in cui la mente vivace compone chimere allegre, svuotate del loro significato oscuro. I tessuti sono mossi e vivaci come i sogni d’infanzia. Un’estetica di gioia capace di rendere esclusivi anche i capi più comuni: lusso quotidiano in colori tiffany, arancio, rosa, ruggine, bordeaux, ottanio con immancabili tocchi di cipria e nero.
Motivi geometrici ad ispirazione decó: narrazione astratta di jaquard mossi ma anche graffiti, elementi figurativi e spessori ad effetto tridimensionale.
Linee slim ed avvitate per un sogno ad occhi aperti dove la mente, un tempo confusa, ritrova finalmente la luce.
E di luce propria brillano gli abiti di Sabrina Persechino che ripercorrono la “Via dell’Ambra”, luogo di estrazione della pietra che gli Antichi Greci chiamavano “Elektron” (“il luminoso”), considerandola la “sostanza del sole”.
Ai suoi colori, che variano dal giallo al rossiccio al bruno fino ad arrivare al verde, si ispirano i vestiti dalle forme lineari e geometriche ma di estrema eleganza e sensualità. Immancabili il bianco ed il nero.
Sempre presenti, tra gli outfit da giorno, i capispalla, che”vestono da soli”, e le tute, oltre ad abiti da cocktail e da grande soirée.
Con questa collezione a dir poco divina, illustrata con un meraviglioso e moderno accompagnamento di violino, si è concluso il mio secondo giorno di Altaroma.
Sembrava ieri che sotto al sole cocente di Luglio assistevo alle sfilate nella mia meravigliosa città. Il tempo in questi mesi fortunatamente è volato ed ecco che il 25 Gennaio nella Capitale si è tornati a respirare aria di moda…aria di Altaroma!
Tutto è cominciato con il brand Minimal To e la collezione “offLife”, nata da una riflessione contemporanea: al giorno d’oggi siamo talmente impegnati a condividere la nostra esistenza attraverso i dispositivi tecnologici che ci dimentichiamo di vivere il mondo reale. Messaggi di esortazione alla “disconnessione” sono dunque ricamati a rilievo su cinghie, cinture e capi di maglieria. Forme e tessuti militari rimandano all’esplorazione e alla natura perduta. L’ombra di piante e fiori si imprime su tele di garza attraverso stampe serigrafate a mano. Ritagli di tessuto in applicazione e intarsi di maglieria riprendono i contorni di forme naturali. Elementi classici e femminili si alternano a quelli sportswear per capi poliedrici tra modernità e tradizione.
L’attenzione si è poi spostata sull’”Opera Orientale” di Filippo Laterza: un cammino tra Oriente ed Occidente per un vero e proprio caleidoscopio di stili, costumi e culture differenti, dove si fondono innovazione e tradizione, naturalezza ed artificio.
Orientale e mitologico divengono pop art; sartorialità ed eleganza anglosassoni si combinano ad elementi orientali e moderni. La pittura del cuore “Liampu” dei protagonisti dell’Opera di Pechino viene riproposta su abiti, cappe e gonne. Un viaggio nel Regno Unito dello stilista ha ispirato la collezione: i disegni Principe di Galles si fondono con le rose antiche inglesi e con tutti i fiori dei meravigliosi “Highgrove Gardens”.
Estasiata da cotanta bellezza (come può essere solo chi si trova di fronte a delle opere d’arte), ho concluso così il mio primo giorno ad Altaroma.