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MA VIE EN ROSE!

È da sempre considerato il colore femminile per eccellenza, un inno alla Primavera.
Limitarlo, però, ad una mera tonalità sarebbe riduttivo: il rosa esprime, infatti, un vero e proprio “atteggiamento”, come cantava, qualche anno fa, la millennial Miley Cyrus o come già, illo tempore, andava dichiarando l’intramontabile icona di stile Audrey Hepburn, con il suo “I believe in Pink!”.
Consce delle potenzialità di tale colore, le case di moda lo hanno decretato protagonista assoluto della Primavera/Estate 2025, nella sua variante più raffinata, ovvero il “rosa cipria” (o “powder pink”).
E così, intrisa di romanticismo, dolcezza ed eleganza…posso sicuramente ritenermi pronta a vivere questa “Vie en rose”!

Ode al Barocco Romano per la pochette della Collezione PE22 di Francesca Laragione Handmade.

Eh, già! L’Estate sta, ormai, volgendo al termine… 

Quale accessorio migliore di una pochette color Tiffany per rievocare le nuotate nelle acque cristalline del mare o le passeggiate al centro di una Roma pressoché deserta ad agosto, con l’intento di riscoprire le bellezze della Capitale, tra cui le sue meravigliose fontane? 

Ed è proprio a queste ed, in particolare, alla Fontana di Trevi, che è ispirato il colore della pochette da me indossata. 

Realizzata in vera pelle italiana conciata al vegetale nel rispetto dell’ambiente – ma potete richiederla anche in pellame vegetale eco-friendly e cruelty free, ottenuto dalla lavorazione di fonti di origine vegetale e frutta – la pochette reca la firma di Francesca Laragione Handmade (http://flhandmadeinitaly.it ma la trovate anche su Fb ed IG con il nome di flhandmadeinitaly).

Trattasi di un fashion brand di manifattura artigianale italiana con sede a Roma, che crea borse ed accessori interamente fatti a mano, per una moda più sostenibile, utilizzando solo materiali in alta qualità made in Italy.

Le borse vengono realizzate con il metodo cucitura a mano punto sella, che offre una sutura più forte rispetto al tradizionale punto di blocco delle macchine. 

La pochette da me indossata fa parte della Collezione Haute/Couture PE22 ispirata al Barocco romano, interpretato in chiave creativa e contemporanea nelle forme e nei colori. 

Il risultato? Un mood elegante e ricercato

La collezione si contraddistingue per i motivi floreali, le linee arrotondate ed i colori vivaci (oltre al già menzionato verde acqua, troviamo il blu zaffiro, il rosa cipria, il viola, il rosso rubino, l’oro, il rosa scintillante ed il verde smeraldo). 

Alcuni modelli sono impreziositi da decori che riprendono l’estetica barocca, come i fiori realizzati in pietre sulla parte frontale delle pochette. 

Insomma…un omaggio al Barocco ed all’artigianalità italiana, vera e propria forma d’arte che gode di fama mondiale.

Pantaloni etnici uomo: l’Estate 2020 all’insegna dell’etnomania

È pacifico: con l’Estate cresce la voglia di leggerezza, freschezza ed allegria…

Via libera, dunque, ai pantaloni etnici da uomo, uno dei capi must-have di questa stagione, proprio perché perfettamente in linea con la succitata esigenza ed altre analoghe necessità.

Essi permettono, difatti, agli uomini di godere, finalmente, di una maggiore libertà e comodità rispetto alla rigidità ed al rigore dei classici completi da lavoro sfoggiati durante l’anno.

Dalle collezioni Primavera/Estate 2020 si evince in maniera chiara ed inequivoca come la moda etnica sia fortemente di tendenza!

I pantaloni etnici estivi uomo vengono proposti dai vari stilisti in tinta unita o stampe fantasia.

Dolce&Gabbana, per esempio, optano per la maiolica, la jungle, la bandana, in quella che si prospetta a tutti gli effetti come una commistione di opulenza barocca, tradizioni mediterranee ed atmosfera tropicale e che viene ben sintetizzata nel titolo di “Sicilian Tropical”.

Etro – che ha fatto dello stile etnico uno dei suoi cavalli di battaglia – adotta, oltre all’iconico motivo Paisley, fiori e righe nel suo viaggio alla ricerca di destinazioni sconosciute, di paesaggi desertici, dove poter esprimere al meglio il proprio spirito libero. La sua collezione Primavera/Estate 2020 riflette il contrasto tra attitude bourgeoise e fascino boho.

Anche Balmain sceglie le righe per i suoi pantaloni harem.

Il concetto di uomo, inteso come “spirito libero”, si riscontra altresì in Saint Laurent, il quale, nella “nuova Marrakech” ricavata da un lembo nascosto della spiaggia di Malibu, presenta pantaloni Aladino uomo ispirati al guardaroba di Mick Jagger, storico leader dei Rolling Stones.

Di indipendenza – legata, segnatamente, al passaggio dalla gioventù all’età adulta – parla anche Versace, che esibisce pantaloni etnici, realizzati nell’inconfondibile stampa broccata.

Givenchy propone, invece, pantaloni cargo in jacquard a tinta unita o dal motivo floreale, in una collezione che risulta essere il frutto della dicotomia tra vecchio e nuovo, vintage e contemporaneo, formale ed informale, nonché fra Baudelaire, Boccaccio ed i nuovi poeti.

Lo stile orientale è presente altresì in Gucci, i cui pantaloni sono caratterizzati da un effetto délavé vintage e stropicciato. La gamba ampia va a stringersi sul fondo, completato da ghette staccabili elasticizzate. Ricamata sul retro, l’etichetta “Gucci quelle qu’en soit la saison” – un dettaglio emblematico di questa stagione.

Un’Estate, quella attuale, contraddistinta dunque da forti contaminazioni tra Oriente ed Occidente, da una vicinanza sempre più stretta con paesi lontani dalla nostra cultura…un’Estate all’insegna dell’etnomania.

Altaroma Summer Edition 4th-7th July 2019

La mia Altaroma di Luglio si è aperta con una collezione che ha davvero lasciato il segno: “Be_Sign”, parole da sempre caratterizzanti il modus operandi di Sabrina Persechino. Le contaminazioni architettoniche della stilista si rinvengono nel richiamo al Bauhaus, celebre scuola di architettura, arte e design. Segni, spesso perpendicolari a mo’ di cardo e decumano, talvolta curvi, solcano i tessuti. Capispalla ed abiti da sera dalle forme apparentemente razionaliste si accompagnano a sinuosi tubini e morbidi jersey in cachemire. Una collezione incisiva ed avanguardista, proprio come la scuola del Bauhaus.

Lasciamo Sabrina Persechino per intraprendere un viaggio alla scoperta delle creazioni di “International Couture”, una sfilata collettiva organizzata dall’Istituto Culturale Italo-Libanese che rivolge una particolare attenzione alla moda e all’arte. 

Si parte dal designer libanese Missaki Couture e dalla sua “Sevan”, una collezione regale ed elegante che prende spunto dal rumore delle onde dell’omonimo lago e dalla bellezza delle montagne circostanti. 

Si prosegue con “Neo Couture” di Natasha Pavluchenko, un perfetto mix tra le origini storiche della stilista bielorussa, la sua arte e l’unione con il classicismo romano. Qui si fondono tessuti tradizionali e moderni, rigorosamente in nero, colore di una donna dignitosa e forte. Ad abbellire gli abiti i gioielli di BaroQco, ottenuti mescolando decorazioni in metallo con Swarovski Elements e pietre semipreziose…capolavori unici.

Da una sinergia all’altra. Alla collezione “Archiabito” di Emmealcubo, unione sapiente di design architettonico e allure sofisticata, si abbinano perfettamente le borse “Evolution” di Patty B, un prodotto artistico evergreen realizzato con materiali di alta qualità e dallo stile nitido, con il manico a borsello in ottone.

Fa la sua comparsa anche la “Nymph of the Woods” di “A humming Way”, mitologica “ribelle dei boschi” che prende vita, brilla e si illumina attraverso tutta la collezione con un tessuto speciale, KHADI, che si trova solo in India.

Dall’Oriente alla “Mia Panarea” di A’BIDDIKKIA, che racconta atmosfere, profumi e colori tipici della costa Siciliana e delle Isole Eolie, rispecchiando l’azzurro del mare con la fantasia “Medusa”, i colori caldi della Sicilia con i disegni del “Carretto” e l’allegria del fiore “Ibiscus”. 

Conclude l’”International Couture” Patrick Pham che presenta “Pearl of the Far East”, ventuno abiti Haute Couture realizzati con tessuti artigianali del Vietnam, insieme ad accessori handmade. 

Prima di salutare Altaroma, in attesa di rivederla a Gennaio, ho partecipato alla “Golden Hour” della Maison Celestino: oltre trenta capi da cocktail e grande soirée, ispirati al tramonto sulle capitali del mondo, compongono una collezione sofisticata dalle linee fluide e ariose. Come farfalle palpitanti di luce e colori, le emozioni delle morbide trame della P/E 2020 vibrano nell’aura dorata dell’Accademia Nazionale di Danza sull’Aventino.

La Magia di Altaroma: 24-27 Gennaio 2019

Ogni volta è come se fosse la prima. La pelle d’oca durante le sfilate, gli occhi che brillano alla vista degli abiti…la magia della moda, la magia di Altaroma.

Tutto per me ha inizio da Malo: da un viaggio che parte dalle terre del Cashmere, fa tappa in Nepal, in Bangladesh per recepire i colorati pattern geometrici, passa per l’Estremo Oriente alla ricerca della lana di cammello e si conclude sulle Ande ad imparare i segreti delle preziose fibre di vigogna ed alpaca riservate esclusivamente agli indumenti dei Re.

Un percorso lungo e suggestivo che si traduce, al ritorno, in cashmere pregiati, cappotti avvolgenti dai tagli sartoriali, cardigan intrecciati, jacquard ricamati. Bianco, grigio e cammello si accompagnano a colori materici, intensi e speziati, per una eleganza raffinata, ricercata ed eterna.

Dal viaggio in Oriente al mito moderno di Giada Curti, dove l’istinto governa la fantasia e l’immaginazione vive in un tempo senza tempo, interiore e segreto. Una collezione da sogno, ricca di glamour, pizzi, intarsi, taffetas e seta frusciante, tacchi alti e piume, perfetta nella sua assoluta bellezza.

Altro giro, altra corsa, altro viaggio: da Euripide al Simbolismo Russo. A compierlo la donna forte e libera di Italo Marseglia, che affronta le sfide del domani, lasciandosi attraversare da ciò che la circonda senza mai negare la propria identità. Un percorso di rinascita che coinvolge in primis la materia: ogni singolo capo prende vita, infatti, dal recupero e dalla lavorazione di materiali di scarto, dando luogo ad un unico, irripetibile e coloratissimo patchwork. La collezione è una perfetta combinazione di maschile e femminile: broccati, fil coupé e jacquard si mixano a tulle e cady per costruire l’estetica di una futurista peregrina errante, al pari della regina Ecuba de “Le Troiane” di Euripide e della rappresentante del Simbolismo Russo Zinaida Nikolaevna Gippius, in una performance che vuole unire moda, letteratura, teatro e musica attraverso uno scarto temporale.

La stilista Sabrina Persechino fonde, invece, moda e geometria, divertendosi a giocare con il rigore “scomposto” del dinamismo: attraverso tagli, pieghe, laserature e pelli si ottengono movimenti ed evoluzioni che danno vita ad abiti fluidi e sinuosi, dai colori neutri ma incisivi come il verde oliva, il bianco, il nude, il rosa ed il nero.

Prima di concludere la mia esperienza ad Altaroma, ho fatto tappa in India ed in Kuwait, passando per Napoli. L’“International Couture Fashion Show” ha visto infatti sfilare dapprima le creazioni del giovane designer di New Delhi Kartikeya, un mix di romanticismo gotico e Barocco, per poi passare alle “Abayas” personalizzate dalla stilista kuwaitiana Tahani Al-Otaibi, che ha saputo trasformarle da semplici soprabiti in capi lussuosi, eleganti, chic ed alla moda, adatti a qualsiasi occasione.

Un tocco di italianità con l’Atelier Partenopeo di Daniela Danesi, che ha portato in passerella gli Anni ’50 e ’60 sino ad arrivare ai nostri giorni: un viaggio nel tempo in cui le stampe si evolvono divenendo via via più aggressive, geometriche e colorate, mantenendo però come punti fermi l’eleganza e la fantasia floreale.

Last but not least, la “Private Collection” del designer kuwaitiano Thaher Baqer, ispirata al mondo del cristallo e all’atmosfera degli Anni ’20 in cui le donne, protagoniste della scena, indossavano abiti principeschi, un vero e proprio spettacolo di lusso e glamour.

Arrivederci a Luglio, Altaroma!

Il mondo dei profumi, delle candele e della Collezione Home di Louis Vuitton

Davvero meraviglioso il viaggio nell’universo dei profumi, delle candele e della collezione “Home” di Louis Vuitton! 

Tutto ha avuto inizio una mattina di due giorni fa… 

Mi sono recata nella Boutique di Piazza San Lorenzo in Lucina e da lì sono poi “partita” alla scoperta delle fragranze della Maison, nove femminili e sei maschili, tutte firmate dal celebre Maître Parfumeur Jacques Cavallier Belletrud, che per realizzarle ha girato il mondo per ben quattro anni. Un’impresa, quella di riuscire a mescolare in modo esemplare ingredienti provenienti da paesi distanti tra loro geograficamente e culturalmente, che solo un uomo di grande esperienza avrebbe potuto portare brillantemente a termine. 

I miei preferiti? Tra le fragranze femminili spicca la “Rose Des Vents”, guida olfattiva, come la Rosa dei Venti per i marinai. Essa é frutto della combinazione delle rose Centifolia, Turca e Bulgara, di iris italiano e cedro della Virginia: mix che dá vita ad un’essenza elegante e maestosa. 

Di particolare impatto, anche emotivo, “Le Jour Se Lève”, con frizzanti note di mandarino (omaggio alla Sicilia, luogo di infanzia del Maître Parfumeur), gelsomino Sambac e ribes nero, per donare la stessa energia e lo stesso ottimismo della brezza mattutina.  

Tra i profumi maschili, “Sur La Route”, una mescolanza di cedro e bergamotto a cui si aggiungono pepe, noce moscata, muschio bianco e balsamo peruviano. Una fragranza fresca come una spruzzata d’acqua sulle guance, ispirata al vento sulla pelle durante un viaggio in moto. 

E che dire di “Ombre Nomade”? Pensato per gli amanti delle essenze rare, questa fragranza combina benzoino e lampone al Legno di Oud, o “Legno degli Dei”, il leggendario profumo delle “Mille e una notte”. Si tratta di uno degli odori più ancestrali e tipici del Medio Oriente, tant’è che in quelle zone il profumo è andato subito Sold Out! 

È proprio vero che il viaggio non è destinazione ma sensazione. Respirare i profumi della Maison è stato come ripercorrere con il Maître Parfumeur quei quattro lunghi anni in giro per il mondo. Mi sono immaginata su un aereo, magari con una delle slipper della Collezione “Home”, diretta verso questo o quell’altro luogo. Per poi fare ritorno a casa e rilassarmi accendendo una delle quattro candele ispirate alle stagioni: “Dehors il Neige”, la mia preferita, che ricorda la magia delle prime nevicate, di aghi di pino e spezie.

ALTAROMA BY NIGHT—>from 27th June to 1st July 2018

Bonsoire, Altaroma!

E benvenuta ad “Optical”, la Collezione Autunno-Inverno 2018/2019 presentata da Sabrina Persechino il 27 Giugno scorso nella prestigiosa cornice del Palazzo delle Esposizioni: un’arte astratta, grafica, basata su una rigorosa definizione del metodo operativo che in movimento provoca illusioni ottiche. “Pizzi contemporanei” sono ricamati seguendo linee parallele per i bianchi ed i verdi in cachemire e faillee, a raggiera per i rossi ed i corallo in tasmania e cachemire; spezzate geometriche con riferimenti ellenici caratterizzano invece i neri in crepe di seta. Ad accompagnare i colori elencati, outfit curcuma con stampe in arancio e tortora. Capi dunque rigorosamente lineari e geometrici, come sempre di forte impronta architettonica, ma di estrema eleganza e sensualità.

La sfilata di Sabrina Persechino non è bastata, però, a soddisfare il mio smisurato bisogno di moda, così la sera seguente mi sono recata presso gli Studi di Cinecittà (sede scelta per la prima volta da Altaroma per ospitare l’edizione di Luglio) e, udite udite, mi sono “innamorata”! Non di un ragazzo naturalmente (quello ce l’ho già e mi basta) ma della Collezione di Sylvio Giardina che, non a caso, si chiama proprio “Lovers”.

Il desiderio di apparire unici agli occhi dell’amato aggiunge ulteriore fascino alle creazioni grande soirée. Per la nuova stagione la Maison ha realizzato abiti dalle forme fluttuanti e geometriche rimanendo sempre fedele al classico. Le superfici dei tessuti – taffetà, chiffon, organza tripla, duchesse e tulle – si animano grazie a plissé, rouches e fiocchi decorativi mentre a conferire rilievo tridimensionale alla silhouette intervengono volant, drappeggi ed una cura maniacale per proporzioni e tagli.

In passerella il connubio basilare di bianco e nero viene completato ora dalle tonalità intense del verde petrolio e lilla, ora da quelle tenui dei colori pastello, fino ad arrivare all’abito da sposa finale, omaggio alle sfilate emblematiche della grande couture novecentesca.

Non potevo non rimanere per il “Tribute to Renato Balestra”: settanta abiti dell’archivio storico della Maison, dal primo modello in quel blu che sarebbe poi diventato il celeberrimo “Blu Balestra” fino ad un abito da gran sera dedicato alla Capitale, città che ben cinquantasette anni fa adottò il celebre stilista triestino. La sfilata si è tenuta tra le colonne dei templi dello scenario dell’Antica Roma, dove sono stati girati veri e propri kolossal della cinematografia mondiale (chi non ricorda “Cleopatra”, “Ben Hur” o “The Passion”di Mel Gibson?). Il tutto reso ancora più suggestivo da un inaspettato colpo di scena: l’arrivo della pioggia, inizialmente debole fino a trasformarsi in un vero e proprio diluvio…un effetto speciale degno dei migliori film! Ovviamente, il rischio di un’eventuale influenza è stato prontamente scongiurato dall’assunzione tempestiva di un bel “Tachifludec” prima di dormire;)

Da un decano della Moda Italiana ad uno dei nomi più autorevoli dell’Haute Couture Libanese: Robert Abi Nader. La sua “Mimo” è stata presentata nella prestigiosa Biblioteca Casanatense Venerdì 29 Giugno: quarantacinque abiti (lunghi, corti e jumpsuits), nei colori rosa acceso, bianco puro, avorio, aqua blue, rouge, nero ed oro. Una collezione coerente ed armoniosa, ideata per sorprendere ed affascinare, proprio come la donna ideale di Robert.

Momento clou della sfilata il gran finale, con l’abito da sposa reale ed il suo strascico a dir poco “immenso” (ben 8 metri!).

Prima di salutare questa edizione di Altaroma, ho voluto fare un salto in Indonesia…

L’Ambasciata Indonesiana in Italia ha, infatti, aperto le porte della sua Residenza all’evento “Summer Fashion-Appunti di Couture” a cura dell’Accademia Koefia, con la quale già da tempo è impegnata in uno scambio creativo e culturale dedicato all’Alta Formazione. Così, tra un sorso di thè ed un assaggio di Nasi Goreng (il riso fritto, piatto tipico della cucina Indonesiana), ho potuto ammirare i trentasei outfit realizzati dagli studenti del 2^ e 3^ anno, frutto della reinterpretazione dei tre capisaldi dell’abbigliamento (pantaloni, bustier e camicia) e caratterizzati da un grande utilizzo di lavorazioni e ricami. Il risultato? Una collezione spiritosa e spensierata, ricca di stile ed eleganza moderna.

Au revoir, Altaroma!

Fendi Studios

Vi piacerebbe rivivere alcune delle scene più famose della storia del cinema, immersi tra le pellicce, gli abiti e le borse utilizzati per l’occasione? È quello che Domenica scorsa è accaduto a me alla mostra “Fendi Studios” (la famosa Maison da sempre realizza capi ed accessori per pellicole italiane e straniere): un’esperienza digitale interattiva davvero unica!
Una biglietteria vintage mi ha accolta, conducendomi al primo set, “Easy Riders”, ispirato a celebri scene con automobili come in “Evita”, “Mai dire mai”, “Femme Fatale” e “Grand Budapest Hotel”. Ad attendermi una cabriolet rossa, su cui si può salire e che, grazie ad un videoproiettore, consente di intraprendere un viaggio attraverso i paesaggi dei film.
Dopo un breve ma intenso giro in macchina, sono entrata nella “Room With a View”, dove un gioco di specchi, telecamere e monitor mi ha letteralmente teletrasportata all’interno di un edificio newyorkese, sul set de “Il Diavolo veste Prada” e de “L’età dell’innocenza”.
È stata poi la volta dell’“Infinity Room”, un corridoio di specchi (quello che l’anno scorso ospitava Furry Monsters, Abcharms e Karlito, vi ricordate?) con le immagini di “The Royal Tenenbaum”.
Nel caso in cui una Michaela non fosse bastata, sono finita su un set in cui, attraverso una serie di effetti speciali, ho visto riprodotto il mio volto migliaia di volte all’interno del modello in scala del Palazzo della Civiltà Italiana!
Il mio giro si è concluso nel Fendi Cinema: una saletta vintage con poltroncine di velluto rosso dove è possibile riguardare i film scelti dalla Maison per raccontare il suo legame storico con la settima arte: vi dicono qualcosa “La leggenda del pianista sull’oceano”, “C’era una volta in America”, “L’età dell’innocenza”, “E la nave va”, “Evita” ed “Il Diavolo veste Prada”?
Shhh, lo spettacolo sta per iniziare…

1, 2, 3…Altaroma! Ultimo giorno

Quarto ed ultimo round.
Sul ring modaiolo sale dapprima la donna romantica e dinamica di Marianna Cimini. Traendo spunto da “La Femme à l’ombrelle” di Monet, che ritrae una ragazza morbida ed angelica in un giardino fiorito, la stilista ha immaginato una femminilità consapevole ed energica in grado di superare i limiti dell’opera stessa.
Maxi-cappotti e crop top in ecopelliccia stampata sono la nuova tela su cui le ombre del dipinto si scompongono in macro pixel di colore. Gonne pencil, peacoat in doppia crêpe di lana e completi dal taglio maschile prendono forma dalle tonalità verdi e marrone. Il grigio metallico delle nuvole di Monet e le rapide pennellate di luce si traducono in bagliori di macro-paillettes su abiti boxy e top. Un fiore sfugge alla tela ed accompagna il racconto in stampe macro rosse e nere, con una nuova verve energica e sensuale.
Una donna reale e contemporanea dunque, affascinata dalla sfida di andare oltre il dipinto e riscrivere la propria storia.
Dalla Francia al Portogallo. In passerella anche le creazioni di Portugal Fashion: capi ispirati alla cultura moderna, con silhouette sportive e sovrapposizioni di tessuto; pezzi classici reinterpretati per raggiungere una perfezione visuale.
Ed infine, un salto in Messico con Taller Marmo in onore dell’icona del cinema Maria Felix. La sua forte personalità e la passione per l’Animalia (che l’hanno portata a commissionare serpenti e coccodrilli in oro e diamanti al suo grande amico Monsieur Cartier) sono stati il ​​punto di partenza della collezione: via libera quindi a tessuti jacquard e fil coupé dai motivi animalier. I colori variano dai classici bianco e nero al viola e al dorato, il preferito della Felix. I tagli rilassati, segno distintivo del brand, si mixano con gonne a tubino, spacchi alti ed abiti second skin in lurex.
Un invito per la donna a giocare con la moda.
Adiós y hasta pronto, Altaroma!

1, 2, 3…Altaroma! Il mio terzo giorno

“Vogliamo anche le rose!”.
Il Sabato mattina di Altaroma si è aperto con questo slogan, titolo della collezione di Marco Rambaldi dalla duplice anima: una ludica e leggera, che si esprime con colori ed immagini femminili, una invece più impegnata e rivoluzionaria, che attraverso l’estetica lancia messaggi e promuove profonde istanze di cambiamento.

Nell’immaginario dello stilista qualsiasi donna (dalla più giovane alla più matura) deve cessare di essere oggetto e rendersi artefice del proprio destino. Il corpo diviene strumento ludico ed appagamento estetico che non ha paura di essere mostrato. La liberazione sessuale dei primi anni Settanta è difatti nucleo narrativo e referenza estetica della Collezione: immagini di copertine sbiadite, frammenti di poster e fotogrammi ritagliati in sala montaggio si trasformano in pattern di stampa astratta.

Gli elementi di contrasto che segnano le istanze di cambiamento si traducono in dettagli ed accostamenti tra denim tecnico e passamaneria in crochet, tra linee essenziali e patchwork iper- decorativi. Tailleur gessati dal taglio sartoriale e vestiti bon ton in jacquard si alternano ad overcoat in vinile e pelliccia finta ed a spolverini in cirè. La maglieria è arricchita con i cuori arcobaleno simbolo del brand e con i ritratti multicolor delle dive dell’epoca, icone del femminismo.
Da un giovane talentuoso agli allievi promettenti dell’Accademia Costume e Moda, che hanno presentato per la prima volta le loro collezioni davanti ad una giuria di esperti.
Prima di far rientro a casa, mi sono addentrata nell’”Eden” imperfetto di Davide Grillo che ripercorre le epoche dalla cinquecentesca Caterina De Medici, con i suoi floreali perfetti, allo stile punk degli anni ’80.
Figure angeliche dai delicati colori dell’arcobaleno perdono le loro maestose ali e rimangono trattenute a terra, divenendo più umane.
Raggi di luce illuminano il giardino con colori vivaci quali il giallo sole o l’oro metallizzato. Sfumature di rose rosse si intrecciano con pelli di serpente rubino, portando le donne al loro “momento Afrodite”.
Nessun mondo è perfetto ma, d’altra parte, non è proprio in questo che risiede la sua bellezza?

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